Non vi è nulla , persino nelle preferenze alimentari, che non abbia senso
J.P.Sartre
L’esperienza del cibo è l’evoluzione di un gusto che interpreta conoscenze e culture.
Il gusto è l’elemento identitario soggettivo e sociale, progressivo dell’io e progressivo della cultura. Appropriarsi del gusto è una vera definizione di appartenenza, di identità, di stile.
- La versione dell’aragosta alla catalana nasce nel 1960 dall’intuizione dell’oste della Trattoria la Lepanto di Alghero, a traduzione di un rapporto con il mare molto conflittuale per i sardi, un mare che da una parte era il cordone ombelicale con la Madre Patria, ma che dall’altra, era stata fonte di invasioni nemiche.
- L’idea dell’oste rimanda al paradigma feuerbachiano “siamo ciò che mangiamo”, utilizzando le risorse disponibili nel territorio, come l’aragosta del mare di Alghero, tra le più pregiate e diffuse, la cipolla rossa sarda e il pomodorino.
- La temperatura calda granitica e i forti venti contribuiscono ad aguzzare l’ingegno dell’oste che propone un piatto fresco, delicato ed in equilibrio rispetto al clima dell’isola.
- Le influenze catalane e arabe sono chiare e ben distinte in questa ricetta, nelle sue connotazioni tendenti all’agro dolce, al fresco e all’amaro.
- L’abbinamento con la Sardegna non è casuale, ma volutamente e convintamente scelta, innanzitutto perché le due isole hanno segnato la nostra carriera e perché entrambe hanno quasi sempre fatto parte di un’unica dimensione.
- L’aragosta alla catalana, gusto elegante che in un sol boccone regala piacevoli contrasti interni, la l tendenza dolce e il sapido del mare, il tutto rinfrescato con note di cipolla rossa di Tropea e un pomodorino che compensa la tendenza dolce con le sue note acide.
- La personalizzazione della catalana con l’utilizzo di una spezia leggermente piccante come la senape ha una sua ragione d’essere che trova fondamento nelle reminiscenze francesi della cultura gastronomica siciliana.