La rassegna di Monza in fiore, la declinazione gastronomica in Home chef
Radici, tuberi, fogliame e fiori sono tra i primi alimenti usati dall’uomo.
La confidenza gstronomica con i fiori è culturalmente e trasversalmente affermata anche se subisce periodicamente i flussi delle mode. Molti pensano che il ricorso del fiore in cucina sia un aspetto squisitamente estetico, e non c’è nulla di più fuorviante.
Il fiore, il petalo o i semi sono attori organolettici importanti all’interno di una ricetta e contribuiscono all’equilibrio sensoriale del piatto in modo strutturale.
IButtice, sia come direzione artistica ( lo chef Vincenzo Butticè) di Home Chef Monza, che Salvatore Butticè, si sono messi all’opera per tradurre il tema del fiore in cucina.
La cucina, ricette e piatti, o è buona o non lo è. Per mangiare da Dio non è necessario nascere immortali, ed Ulisse in occasione della cena seduttiva di Calipso ne è la chiara dimostrazione.
La dieta mediterranea, dono degli stessi Dèi, è emblema del mangiare divino e longevo. Tre sono gli ingredienti famosi e sinonimo di longevità: grano, olio e vino.
Da siciliani il condizionamento culturale di appartenenza è sempre molto forte e virano verso il mare, vogliono una declinazione che coniughi il fiore al mare.
Il grano un regalo di Cerere, l’olio extra vergine è la magia di Atena, il vino un dono di Dioniso.
Per declinare il tema di Monza in Fiore in occasione del Cooking Show che si è tenuto in Home Chef Monza, gli chef de Il Moro ristorante di Monza, partono dalla pasta, gli spaghetti e l’olio extra vergine di nocellara del Belice.
Dal mare scelgono un frutto elegantissimo il riccio di mare.
Perchè scelgono il riccio di mare ?
In occasione del nuovo menu degustazione de Il Moro ristorante hanno svolto una ricerca letteraria, ovvero hanno assunto alcuni letterati siciliani per tradurre il nuovo percorso gastronomico.
Durante questa ricerca hanno scoperto il potere evocativo del riccio di mare durante la lettura di ” La sirena Lighea” di G.Tomasi di Lampedusa.
E precisamente quando, Corbera, ultimo discendente di una casa nobiliare e giornalista di La Stampa, colpito nel vigore mascolino siciliano perchè mollato da due donne, “In dodici ore avevo perduto due ragazze utilmente complementari fra loro più un pull over al quale tenevo; avevo anche dovuto pagare le consumazioni dell’infernale Tonino. Il mio sicilianissimo amor proprio era umiliato: ero stato fatto fesso; e decisi di abbandonare per qualche tempo il mondo e le sue
pompe” si confida con La Ciura, grecista senatore siciliano.
La Ciura racconta del suo incontro con la sirena Lighea e ino dei passagi del racconto si riferisce proprio ai ricci di mare “[…] sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all’immortalità. A Siracusa li ho perennemente richiesti a Paolo Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!” Cibo, sensualità, intrigo ed eleganza, per questo, Salvatore e Vincenzo Butticè hanno deciso di usarlo in questa occasione.
Ecco il piatto:
Spaghetti quadrati di Felicetti, riccio di mare, olio extra vergine e petali di violette.
Vi chiederete, cosa c’entrano le violette, i fiori ?
Due sono le motivazioni de IButticè:
Primo: elemento di eleganza e sinuosità presi in prestito dal racconto di La Ciura a Corbera.
Secondo: per l’equilibrio organolettico è necessario un elemento che provochi astringenza per bilanciare la sapidità e quindi la mineralità del riccio.